This Week In Pictures #1 - 2022.12.26-2023.01.01
Le feste sono ufficialmente finite, ma non per me che devo recuperare due settimane di foto arretrate. Ecco allora la prima, dal 26 dicembre 2022 al 1 gennaio 2023:
1. Santo Stefano con i nonni.
2. Il primo pranzo, un po’ improvvisato, nella nuova casa di campagna.
3. Il bagno di uno dei posti dove sono cresciuto, l’Irish Pub di Terni.
4. Rachele, Letizia e i regali di Babbo Natale.
5. Gli immensi prati attorno Fiumicino.
6. Dopo una settimana, finalmente Claudia atterra a Roma.
7. Di palloni, di tempismo e di fortuna.
8. Alberto smoking hot.
9. Aspettando la mezzanotte, colori e musica a cura di Silvia.
10. La prima foto dell’anno, alla luce dei fuochi d’artificio.
Castelluccio, due anni dopo.
Due anni fa pubblicavo questa foto del Pian Grande di Castelluccio di Norcia.
Nella didascalia dicevo che ogni anno, con gli amici emigrati ma tornati per le feste, andavamo ad ammirare i Sibillini.
La tradizione è rimasta, ma dopo tanto tempo quest’anno anche io torno da emigrato.
1. Castelluccio di Norcia, 20 dicembre 2020, scattata con banco ottico 4x5.
2. Le pendici del monte vettore, 4 gennaio 2023, scatto con Fujifilm X100V.
This Week In Pictures #0 - 2022.12.19-25
Queste vacanze di Natale sono trascorse tra tamponi, influenze e malanni vari. Il cibo è stato meno del solito (allora perché mi sento così gonfio?) e di pandori nemmeno l’ombra.
Ma molte cose invece sono andate per il verso giusto, a partire da tutto il tempo trascorso in famiglia e con gli amici.
Nelle ultime settimane sono anche riuscito a mettere le mani su una introvabile Fuji X100V, finalmente la macchina fotografica compatta che mi era mancata da quando anni fa avevo dato via la mia X100T.
Queste vacanze, questo nuovo anno, questa macchina fotografica mi sembrano allora le condizioni giuste non per formulare un proposito, ma per cogliere un’opportunità. L’opportunità di fotografare più spesso, ogni giorno, anche al di là del lavoro. E visto che gli impegni sono più concreti se presi pubblicamente, ecco una carrellata di foto dalla prima settimana di queste vacanze.
Last week in pictures #0, 19-25 dicembre 2022.
1. Rachele, Letizia e Agnese, all’inizio di quella che si sarebbe rivelata una lunghissima influenza.
2. L’aperitivo Natalizio di Studio Low
3. Rachele, in braccio a mio padre.
4. Roberto, perché i migliori amici sono quelli che si presentano versandoti un bicchiere di vino.
5. Nonno, nonna e badante.
6. Nonna, dittico della stanchezza.
7. Influenza e cani che fanno l’aerosol.
8. Mamma termina i regali, approfittando del primo giorno di libertà dopo due settimane di COVID.
9. Rachele corre in casa col suo nuovo gioco, per vedere quante cose può rompere.
10. Lorenzo, la sera di Natale con un vodka e prosecco.
Wedding Party - Francesco e Claudia
Sposi che si baciano, anelli che si scambiano, sorrisi, abbracci…i matrimoni non sono solo questo.
Cosa succede quando l’alcol scorre, arrivano gli amici disturbatori o si decide di stravolgere tutti i cliché?
Nel post di oggi: spose dai mille colori, cori da stadio e occhiali molto strani!
Le foto vengono dal matrimonio di Francesco e Claudia, celebrato presso il Comune di Foligno e con ricevimento al Ristorante da Angelo del Guesia Village Hotel & Spa.
Al matrimonio, ve lo giuro, non mancava neanche un colore.
Eugenio & Carlotta, Wedding in Assisi (Italy)
Di solito non faccio post personali sui matrimoni.
Non che non siano eventi emozionanti, lo sono sempre, ma il rischio di essere banale è troppo alto. Questa volta però faccio un’eccezione.
Lo scorso weekend ho avuto il grandissimo piacere di fotografare il matrimonio di un’amica che conosco ormai da più di 8 anni. All’epoca eravamo appena diventati coinquilini a Trento, e la sentivo già parlare con tono incantato di questo ragazzo che frequentava da qualche mese.
Gli anni sono passati, ci siamo un po’ persi di vista, ma nel 2020 ricevo una chiamata: Carlotta ed Eugenio stanno per sposarsi.
Domenica finalmente è successo, e col rischio di sembrare banale dirò che è stato un matrimonio davvero straordinario.
Questa è solo una piccola anteprima di quei due giorni, molte altre foto verranno, ma mi serve per augurare a Carlotta ed Eugenio tutto il meglio.
Cerimonia: Abbazia di San Pietro, Assisi.
Ricevimento: Castello di Petrata, Assisi.
“Guarda”
“You once told me that the human eye is god’s loneliest creation. How so much of the world passes through the pupil and still it holds nothing. The eye, alone in its socket, doesn’t even know there’s another one, just like it, an inch away, just as hungry, as empty. Opening the front door to the first snowfall of my life, you whispered, “Look.”
“Una volta mi hai detto che l’occhio umano è l’invenzione più solitaria di dio. Tutto il mondo che attraversa la pupilla eppure la pupilla non trattiene niente. L’occhio, da solo nella sua orbita, non sa neanche che ce n’è un altro proprio come lui, a pochi centimetri di distanza, altrettanto affamato, altrettanto vacuo. Spalancando la porta di casa sulla prima nevicata della mia vita, hai sussurrato “Guarda.”
Ocean Vuong - On Earth We're Briefly Gorgeous
L’anima e il corpo
A Dialogue Between the Soul and Body
by Andrew Marvell
SOUL
O who shall, from this dungeon, raise
A soul enslav’d so many ways?
With bolts of bones, that fetter’d stands
In feet, and manacled in hands;
Here blinded with an eye, and there
Deaf with the drumming of an ear;
A soul hung up, as ’twere, in chains
Of nerves, and arteries, and veins;
Tortur’d, besides each other part,
In a vain head, and double heart.
BODY
O who shall me deliver whole
From bonds of this tyrannic soul?
Which, stretch’d upright, impales me so
That mine own precipice I go;
And warms and moves this needless frame,
(A fever could but do the same)
And, wanting where its spite to try,
Has made me live to let me die.
A body that could never rest,
Since this ill spirit it possest.
SOUL
What magic could me thus confine
Within another’s grief to pine?
Where whatsoever it complain,
I feel, that cannot feel, the pain;
And all my care itself employs;
That to preserve which me destroys;
Constrain’d not only to endure
Diseases, but, what’s worse, the cure;
And ready oft the port to gain,
Am shipwreck’d into health again.
BODY
But physic yet could never reach
The maladies thou me dost teach;
Whom first the cramp of hope does tear,
And then the palsy shakes of fear;
The pestilence of love does heat,
Or hatred’s hidden ulcer eat;
Joy’s cheerful madness does perplex,
Or sorrow’s other madness vex;
Which knowledge forces me to know,
And memory will not forego.
What but a soul could have the wit
To build me up for sin so fit?
So architects do square and hew
Green trees that in the forest grew.
Running the Negro out of Tulsa
Tra un anno sarà passato un secolo dal massacro di Tulsa, l’attacco durante il quale una comunità di bianchi distrusse il più prospero quartiere nero degli Stati Uniti dell’epoca, uccidendo un numero ancora imprecisato di afroamericani.
Le rivolte per la morte di George Floyd non ci riguardano direttamente. Non che l’Italia abbia meno problemi di razzismo degli Stati Uniti, ma ne ha di diversi.
E mentre da un lato è un bene, perché i problemi sono meno strutturali, dall’altro rischiamo di non notarli e lasciarli dove sono, a stratificarsi e incrostarsi. Qui una mappa approssimativa deigli episodi di razzismo più famosi, solo da giugno 2018.
Negli ultimi giorni sta avendo molto successo la campagna Hire a Black Photographer, nata per raccogliere i nomi di fotografi di colore e spingere giornali, media e clienti ad assumerli.
Hanno già raccolto più di mille nomi, eccone solo alcuni: Shoccara Marcus, Fatoumata Ceesay, OJ Slaughter, Sahra Qaxiye, Louis Rideout, Gabriella Angotti-Jones, Travon Free, Laylah Amatullah Barrayn, Flo Ngala, JT Anderson, Kim Anderson, Maiya Imani, Mel D. Cole, Folasade Fasanya, Uwa Iduozee, Simbarashe Cha, Yekaterina Gyadu, Zakiyyah, Elianel Clinton, Isaac Scott, Ridwana, Ivelliam Ceballo, Erik Saevi, Christian Parroco, Zafir Redden, Elmer Ellis, Dee Dwyer, Lily Smith.
Solo ora mi accorgo di non conoscere un solo fotografo italiano di colore. L’Italia è stato un paese completamente bianco fino a ieri, certo, ma là fuori ci sono sicuramente più di una donna o un uomo, una ragazza o un ragazzo afroitaliani che fanno grandi cose con le loro macchine fotografiche.
In attesa di scoprirli, il British Journal of Photography ha pubblicato una lista di risorse antirazziste (libri, articoli, guide e link) per l’industria fotografica.
Le nostre memorie
A proposito dell’autoritratto e dell’arte come narrazione di sé. Anzi, dell’auto-racconto in generale. Nel 1971 l’artista e poetessa Bernadette Mayer passò un mese tenendo una dettagliata documentazione della propria vita. Il risultato furono 1100 fotografie, 200 pagine di diario e 6 ore di registrazioni audio che andarono a formare Memory.
Nell’introduzione al libro, pubblicato solamente questo mese dopo appena due mostre nel 1972 e 2016, Mayer scrive:
“It’s astonishing to me that there is so much in Memory, yet so much is left out: emotions, thoughts, sex, the relationship between poetry and light, storytelling, walking, and voyaging to name a few, […] everything that becomes popular is a very small part of the experience of being human, as if it were all too much for us.”
Memory è nato 50 anni fa per parlare di Bernadette Mayer, ma invecchiando ha iniziato a parlare di quasi tutti noi.
Canto il corpo elettrico
I fotografi di mezzo mondo si trovano a dover fare i conti con lockdown e distanziamento sociale. Ognuno reagisce a modo proprio: alcuni sono fuori a documentare quello che succede, altri hanno messo da parte la macchina fotografica e restano in casa a guardare Tiger King. Molti di quelli che continuano a fotografare hanno rivolto l’obiettivo verso le proprie famiglie, le proprie case, e più spesso del solito verso loro stessi. Nella serie settimanale Diary of a Pandemic non mancano gli autoritratti dei fotografi Magnum.
Ad inizio ‘900 Anne Brigman fu una delle prime fotografe ad esplorare l’autoritratto di nudo. La sua fu una ricerca davvero straordinaria, e dopo la sua morte venne quasi dimenticata. 70 anni dopo, questa primavera, era in programma una sua mostra a New York, ovviamente cancellata a causa del coronavirus.
Durante questa pandemia non sono mancati i riferimenti al Decamerón: andare in un luogo remoto, dove sfuggire al mondo e raccontare storie. Brigman creava le proprie immagini in un contesto simile, isolandosi tra le valli della Sierra Nevada, a volte in compagnia di poche amiche, trasportando l’attrezzatura a dorso di mulo.
“Where I go is wild—hard to reach…because there [are] things in life to be expressed in these places”
E’ sulla Sierra Nevada che nascevano le sue immagini più incredibili, in cui univa corpi nudi e paesaggi.
A volte imitava la natura, altre volte poneva in contrasto la morbidezza dei corpi con la durezza spigolosa di rocce e tronchi, la pelle esposta al vento e al freddo della Sierra Nevada. Il corpo della donna, che quasi sempre era trattato come oggetto (di desiderio o di idealizzazione) dai fotografi suoi contemporanei, con Brigman tornava ad essere fatto di materia, e traeva energia dalla terra.
I Sing the Body Electric
di Walt Whitman
V
This is the female form,
A divine nimbus exhales from it from head to foot,
It attracts with fierce undeniable attraction,
I am drawn by its breath as if I were no more than a helpless vapor, all falls aside but myself and it,
Books, art, religion, time, the visible and solid earth, and what was expected of heaven or fear’d of hell, are now consumed,
Mad filaments, ungovernable shoots play out of it, the response likewise ungovernable,
Hair, bosom, hips, bend of legs, negligent falling hands all diffused, mine too diffused,
Ebb stung by the flow and flow stung by the ebb, love-flesh swelling and deliciously aching,
Limitless limpid jets of love hot and enormous, quivering jelly of love, white-blow and delirious juice,
Bridegroom night of love working surely and softly into the prostrate dawn,
Undulating into the willing and yielding day,
Lost in the cleave of the clasping and sweet-flesh’d day.
This the nucleus—after the child is born of woman, man is born of woman,
This the bath of birth, this the merge of small and large, and the outlet again.
Be not ashamed women, your privilege encloses the rest, and is the exit of the rest,
You are the gates of the body, and you are the gates of the soul.
The female contains all qualities and tempers them,
She is in her place and moves with perfect balance,
She is all things duly veil’d, she is both passive and active,
She is to conceive daughters as well as sons, and sons as well as daughters.
As I see my soul reflected in Nature,
As I see through a mist, One with inexpressible completeness, sanity, beauty,
See the bent head and arms folded over the breast, the Female I see.
Questa è la forma femminile, un nembo divino ne esala dal capo ai piedi, attrae con una fiera irresistibile attrazione, io sono spinto dal suo respiro come se non fossi Mente più che un vapore indifeso, tutto scompare fuorché noi due, libri, arte, religione, tempo, la terra solida e visibile, e ciò che ci si aspettava dal cielo o si temeva dall’inferno, ora sono consumati, folli filamenti, ingovernabili germogli che ne promanano, altrettanto ingovernabile la reazione, capelli, petto, fianchi, gambe che si piegano, mani che cadono in negligente abbandono, come le mie, riflusso colpito dal flusso e flusso colpito dal riflusso, carne d’amore che inturgidisce e fa dolcemente male, getti d’amore senza limiti caldi ed enormi, tremante gelatina d’amore, biancofiorito, delirante succo, notte d’amore dello sposo che dura sicura e dolce sino all’alba prostrata che ondeggia sino al giorno compiacente e docile, perduta nella fessura del giorno che abbraccia ed ha tenera la carne.
Questo è il nucleo - dopo che il bambino è nato di donna, l’uomo è nato di donna, questo è il bagno della nascita, questo il fondersi di piccolo e grande, e lo sbocco di nuovo.
Non vergognatevi, donne, il vostro privilegio racchiude il resto ed è l’esito del resto, voi siete i cancelli del corpo, voi siete i cancelli dell’anima.
La femmina contiene tutte le qualità e le tempera, è al suo posto e si muove con perfetto equilibrio, e tutte le cose debitamente velate, è insieme passiva e attiva è fatta per concepire figlie e figli, allo stesso modo.
Come vedo la mia anima riflessa nella Natura, come vedo traverso la nebbia, un Essere dalla inesprimibile completezza, salute, bellezza, vedo il capo ricurvo e le braccia piegate sul petto, la Donna vedo.
Ted Chiang, Alec Soth e la fotografia come linguaggio
C’è un concetto che Alec Soth ripete spesso: la fotografia è un linguaggio, con tanto di dialetti.
I've come to think that photography has a nature not unlike language and that it has different dialects too. The way photos are taken, and the way they are viewed, is affected by both geography and history. There are a lot of traditions mixed in too. I think my photos belong to an American dialect.
Soth intende che la fotografia è un mezzo espressivo che segue regole che cambiano in base a dove e quando l’abbiamo imparata, un po’ come la lingua, e che ha tanto di dialetti: la fotografia americana, quella italiana, giapponese, eccetera.
Negli ultimi mesi ho riflettuto molto su questo concetto, ma da un altro punto di vista.
Ho da poco riletto Story of Your Life, il racconto di Ted Chiang da cui è stato tratto il film Arrival. In tutti i suoi magnifici racconti, Chiang si limita a prende una premessa e portarla alle estreme conseguenze. La premessa qui è semplice: la lingua che parliamo influenza il nostro modo di pensare. Così, quando la Terra viene raggiunta da alieni che non percepiscono la realtà come una sequenza di eventi legati da cause ed effetti, la protagonista ne impara la lingua, e con essa inizia a vedere il tempo come lo vedono loro: passato e futuro sono un tutt’uno, e percepisce simultaneamente tutta la propria vita.
Credo che la fotografia sia il linguaggio che ci consente di sperimentare qualcosa di simile. Può registrare il presente in un fotogramma, salvandolo dal diventare passato. Ma dà anche forma ad un’immagine che prima non esisteva, se non come progetto nella mente di chi l’ha realizzata.
A volte, vorrei scrivere un libro,
un libro tutto sul tempo,
su come esso non esiste,
su come il passato e il futuro
sono un solo continuo presente.
Penso che tutti - chi è vivo,
chi è vissuto,
e chi ancora ha da vivere - siano vivi adesso.
Vorrei scomporre questo argomento
come un soldato smonta il fucile.Evgenij Michajlovič Vinokurov
Per le rime
José Saramago - Ritratto del Poeta da Giovane
C’è nei ricordi un fiume dove barche
veleggiano infantili, tra le arcate
di rami inquieti che lasciano cadere
a fior d’acqua le foglie accartocciate.C’è un battere di remi cadenzato
nel silenzio dell’alba vellutata,
onde blande che scorrono di lato
con un fruscio di seta stropicciata.C’è un levar del solo al posto esatto,
nell’ora che più conta in una vita,
un risveglio degli occhi e del tatto,
un assillo di sete insoddisfatta.C’è un ritratto di acqua e di languore
che proprone dal fondo dei ricordi,
e tutto quanto è fiume sfocia in canto
che del ritratto narra vecchie storie.
Há na memória um rio onde navegam
Os barcos da infância, em arcadas
De ramos inquietos que despregam
Sobre as águas as folhas recurvadas.Há um bater de remos compassado
No silêncio da lisa madrugada,
Ondas brancas se afastam para o lado
Com o rumor da seda amarrotada.Há um nascer do sol no sítio exacto,
À hora que mais conta duma vida,
Um acordar dos olhos e do tacto,
Um ansiar de sede inextinguida.Há um retrato de água e de quebranto
Que do fundo rompeu desta memória,
E tudo quanto é rio abre no canto
Que conta do retrato a velha história.